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Io so chi sono, lettera a Manuel Agnelli
Colonna sonora mentre scrivo: Watching the wheels
Ho visto gli Afterhours 9 volte, in tutte queste occasioni hai dimostrato chiaramente che non hai tempo da perdere e che le cose che fai, difficilmente, sono lasciate al caso (in particolare mi riferisco al Tora Tora a Cagliari -forse nel 2004- quando hanno abbassato senza senso il volume e hai spaccato la chitarra a terra prendendotela -giustamente- con l’amministrazione comunale). Un’altra cosa interessante sul tuo percorso artistico e non secondaria è che hai sempre cercato di portare avanti progetti di promozione culturale, cercando di fare emergere situazioni sonore ai più sconosciute, passando dal Tora Tora al Paese è Reale, dal Jack Daniels on Tour alle esperienze in teatro sino a X Factor. Ho avuto il piacere di intervistare Giorgio Prette due mesi fa e abbiamo parlato proprio dell’esperienza del Tora Tora, ti allego il link.
Crack degli Area, Ut dei New Trolls, Amore non amore di Battisti e
qualche altra perla): suona alle mie orecchie proprio come un atto di liberazione,
è un’opera quasi dada in cui l’armonia si disintegra per riassemblarsi
in qualcosa di stupefacente e incredibilmente mio: Io so chi sono, so
qual è il mio nome.
Tra qualche giorno uscirà Folfiri o Folfox, il nuovo disco degli Afterhours che attendo con curiosità, l’ho pre-ordinato, chissà come sarà e se mi conquisterete ancora! Il singolo mi è piaciuto parecchio, là in mezzo ho colto un po’ di diavolerie di Xabier e una genuina dose -massiccia- di veleno!
Veniamo al dunque…
Sento di difendere la tua libertà di essere uguale o contraddirti, di spingerti avanti o da un’altra parte. Seguire il proprio istinto è l’unica cosa importante in questo momento complesso della nostra Storia.
La gente ha sempre da ridire.
Spazio Guest. Antonio Caputo racconta il concerto di Bugo
Antonio Caputo mi ha contattata qualche tempo fa per chiedermi uno spazio su Stereorama. Ha scritto per altri Blog ed è appassionato di musica. La settimana scorsa è stato al concerto di Bugo e questo è il suo resoconto!
dai palcoscenici per ben quattro anni e ripresentarsi con il doppio delle
energie, fisiche ed espressive, ti fa entrare di diritto nell’olimpo dei grandi
artisti. Questa cosa la sta facendo Bugo che con uno dei suoi colpi da maestro
sta mettendo un paio di cose a posto nella scena musicale italiana.
rientro, a fine 2015, con l’Ep Arrivano i
Nostri che ha anticipato il suo nuovo album Nessuna scala da salire, messo su mercato anche in versione vinile
che, guarda caso, è al primo posto nella classifica delle vendite.
fare dei concerti spettacolari non l’ha perso. Nella sua dimensione preferita,
il cosiddetto fantautore da il meglio
di se, circondandosi, poi, di musicisti di primo livello. Vedere lui e la sua
band esibirsi al Monk di Roma è stata davvero una gioia completa. L’inizio è
stato di quelli folgoranti: rock puro, a tratti Me la godo è uno di quegli inni che si scrivono una volta sola
nella vita e sembra essere la giusta canzone contemporanea in grado di
raccogliere quella pesante eredità lasciata da Vado al massimo di un certo Vasco Rossi. Neanche a farlo a posta,
quando arriva il momento di Ggell,
Bugo si inventa un medley che lega il suo pezzo al celebre Bollicine del Vasco nazionale. Decisamente più intimo quando le
versioni di quei due capolavori che rispondono al nome di Che diritti ho su di te e Comunque
io voglio te, vengono eseguite voce e piano, lì era anche lecito
commuoversi.
si è sentita anche qualche
reminiscenza lo-fi e tanta, tanta energia sprigionata dai brani, vecchi e
nuovi, ben amalgamati in questa soluzione speciale.
Bugatti (il suo vero nome) è l’artista italiano che più mantiene viva quella
tradizione (se di tradizionale si può parlare) di cantautori del passato come,
Gaetano, Celentano, anche Battisti e lo stesso Vasco Rossi, che hanno saputo
mettere d’accordo il pubblico mainstream con quello alternativo (ora indie).
intervistare Bugo e portalo nelle tavole delle famiglie italiane!
caputontonio@gmail.com
Intervista. Antonio Aiazzi dalle tastiere ai giochi da tavolo, dai Litfiba all’Opera rock
Ho iniziato ad ascoltare i Litfiba nel 1989, in terza elementare. La mia prima cassetta originale della band è stata quella meraviglia di
Lunga Attesa dei Marlene Kuntz, altro che ritorno al passato!
Tutto è già stato assorbito e assimilato.
10 e infiniti +
Finalmente ho ritrovato il disco dei Black Sabbath
Amore Assurdo, Morgan
Il moto centripeto dei miei pensieri ha riportato a galla un piacevole ricordo di quando ero piccina: i miei cugini compravano assiduamente LP e per il primissimo ascolto si stava tutti in silenzio ad ascoltarlo. Che meraviglia!
I miei amici sono passati molto presto al cd, già nel 1994 girava questo formato super mini. Io, che non avevo i soldi per comprarmi il lettore, ho continuato a rifornirmi di Lp che verso il 1995-97 costavano 2 lire. Li acquistavo sul Nannucci: Equipe 84, Joy Division e altre cose incompatibili tra loro ma vestibilissime per me.
Intervista. Cristiano Godano racconta Lunga Attesa e i primi 25 anni dei Marlene Kuntz
venivano da sé, per esempio, il pezzo che hai sentito nel sound check (città dormitorio), è un brano lento.
ormai da 25 anni e per me questo è miracoloso e sicuramente rimarchevole: noi siamo realmente amici, realmente solidali e realmente stimolati a vicenda. Tutt’ora non ci siamo stufati l’uno dell’altro: ogni volta che andiamo in sala prove sappiamo cosa l’altro può dare ma siamo anche certi che proverà e riuscirà a sorprenderci. Non è da tutti questa cosa.
barriere
(Rido) Non abbiamo cestinato nulla, tu l’hai fatta?
Il concerto
parecchio tempo sulle chitarre e sui ping pong armonici tra lui e Cristiano, spettacolari, come la loro intesa fatta di gestualità rituali. Dall’altra parte c’era Luca Saporiti che -diciamocelo pure- ha un tiro pauroso. Il pezzo in cui mi ha emozionata di più è senz’altro Leda, esattamente nell’improvviso cambio in cui a ogni nota corrisponde un terremoto. Al centro Cristiano Godano, carismatico e passionale in tutta la sua esplosiva pacatezza. Ho osservato anche Luca Bergia che ha pompato il sangue alla band per tutto il concerto come un cuore in corsa: alla grande! Mi ero ripromessa di andare a salutare i Marlene dopo lo spettacolo poi ho pensato a quante persone sarebbero state lì a dire la loro, scattando foto tra baci e abbracci e sono andata via senza aggiungermi al carico umano ed emotivo che li avrà avvinghiati a sé nel post concerto. Lunga Attesa è una bella storia che spazia e sorprende sia su disco sia dal vivo. Andate a vedere i Marlene Kuntz, spaccano!
Intervista. Massimiliano Casu, musica e urbanistica partecipativa
attraverso le pratiche musicali. Dietro gli eventi e le performance che lui e il grupal crew collective organizzano, c’è una ricerca dedita allo studio dell’urbanistica partecipativa in cui la musica è lo strumento che stimola l’incontro, il dialogo e la collaborazione nello spazio pubblico. Bell’idea, vero? Ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Massimiliano, ecco la trascrizione!

cammino di estrazione degli elementi che mi interessavano: in tutte le pratiche partecipative di costruzione urbana la cosa più importante è come si genera il dialogo tra i partecipanti e tra tutti i linguaggi possibili per la comunicazione, uno dei più potenti è senz’altro la musica.
vista storico, artistico e umano, sia chiaro!
raggiunge il top sia come individui sia come collettività
fusione con la collettività è ciò che cerco con le mie pratiche musicali.
attività, spulciando sul tuo sito ho visto alcuni video molto interessanti il
primo era all’interno di un bar. Tu eri in consolle e nei tavoli c’erano dei sensori che le persone potevano utilizzare per contribuire alla creazione del pezzo
Demos nasce dal concetto di identità narrative, in pratica è come se l’individuo non esistesse se non c’è un interlocutore. In questo senso la musica è molto importante, quando la ascolti o la crei ti colloca, mettendoti in relazione con gli altri.
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Registrazione Demos, Cagliari |
Se io avessi un pezzo nel cassetto, come potrei partecipare?
risorse e le persone si iscrivono. In una sessione di tre ore si compone,
produce e registra il pezzo. C’è chi ha una canzone, un sogno e chi non ha
nessuna idea ma vuole partecipare.
Produciamo i dischi in cicli compatti per cui ogni città ha il suo. Ci
piace pensare che l’album sia un modo di raccontare i luoghi, le città in cui sono fatti. Il progetto va molto bene, l’anno scorso l’abbiamo portato in 4 Paesi del centro e Sud America. Al momento dovremmo avere all’attivo circa 10 dischi. Li trovi su www.demos.international.
Se passerete a Cagliari, vorrei partecipare!
L’abbiamo già fatto! Io vivo la mia dimensione da espatriato un po’ frustrato, quindi cerco sempre di portare lì i progetti che realizzo altrove. A Cagliari il progetto Demos è stato realizzato a Sa Domu, una scuola occupata appoggiandoci al laboratorio musicale di Danilo Casti, quel disco è venuto un po’ più rumoroso degli altri ma è molto bello e convive accanto ad altre 8 città del mondo tra cui Montevideo, San Salvador, Madrid, Bogotà…
sui suoi canali:
http://grupalcrewcollective.net/Buona lettura!
Blue Note Jazz Collection

raccolta in 70 volumi corredati di cd per ripercorrere la storia del jazz moderno dagli
albori ai giorni nostri attraverso le storie protagonisti e la loro sperimentazione che ha permesso alla musica di essere in continuo
divenire.
moderno appoggiandosi al catalogo di una delle etichette più famose del
settore, la Blue Note di Alfred Lion e Francis Wolff.

questa raccolta avrete materiale a sufficienza per diventare veri esperti:
avrete a disposizione 70 volumi e altrettanti cd che hanno contribuito a
rendere prestigiosa l’etichetta Blue Note.
Tra gli artisti presenti in collezione non possono mancare Miles Davis,
John Coltrane, Art Blakey oltre a Herbie Hancock, Sonny Rollins e tanti altri
per una raccolta completa, unica. Il prestigio della musica è corredato dall’altrettanta
qualità editoriale curata da Riccardo
Bertoncelli, famoso critico musicale ee scrittore italiano.

abbonamento sul sito della De Agostini nel secondo caso
si usufruirà dello sconto del 50% sul primo invio con 2 omaggi: un carica
batterie portatile per cellulare e la tazza blue note.
Todo Modo. Intervista a Giorgio Prette e Paolo Saporiti
Due settimane fa ho avuto il piacere e la fortuna di intervistare Giorgio Prette e Paolo Saporiti dei Todo Modo. Dopo aver visto 9 volte gli Afterhours posso affermare con certezza che adoro il piglio di Giorgio Prette alla batteria: con estrema naturalezza passa dalla suonata super tosta a quella elegante tipo Ringo in Something, avete presente? Altro artista a me noto e Xabier
che nel tragitto dal bar alla stanza, il mare era così agitato che quando stavamo in piedi sembrava avessimo bevuto assenzio…
anno e mezzo prima che diventasse di dominio pubblico. All’epoca stavamo lavorando su Hai paura del Buio? che abbiamo fatto in tre io Manuel e Xabier e non si poteva realizzare senza me o Xabier e ovviamente nemmeno senza Manuel. Abbiamo perpetuato la cosa sino all’assolvimento degli impegni e siccome all’interno del gruppo la cosa già si sapeva io e Xabier abbiamo manifestato l’intenzione di continuare a suonare assieme. Le prime cose utilizzate coi Todo Modo le abbiamo buttate giù proprio in quel periodo senza ancora avere un progetto chiaro. A fine 2014 abbiamo deciso di fare sta’ cosa e avevamo bisogno di un capro espiatorio (ride), cioè qualcuno che scrivesse i testi e cantasse. Xabier collaborava già con Paolo e mi ha proposto il suo nome. Io non lo conoscevo, però se Xabier mi propone una nome gli do un certo peso, ecco. Poi detto questo, dalla settimana prossima me ne pentirò! (Risata generale) A parte gli scherzi lui ha risposto con entusiasmo, perché era inconsapevole e da lì è partito tutto.
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La foto più sfocata della storia: Giorgio Prette io e Paolo Saporiti |
vuole più l’evento che la musica. Soprattutto se fatto in un bel posto. Gli italiani vanno allo Sziget di Budapest, dove abbiamo suonato anche noi 3 anni fa e poi commentano “Ah che belli i festival all’estero!” In realtà si possono fare anche qua quel tipo di festival ma se si propongono in Italia le cose vengono sminuite. Stiamo entrando nell’antropologia dell’italiano che dà poco peso a tutto quello che ha ed esalta ciò che viene da fuori indipendentemente dalla qualità…
grossi per primi ma niente. Speriamo che cambi. È anche una questione geografica: per la Sardegna chi organizza ha una maggiorazione dei costi legati ai trasporti ma c’è una fame di concerti come in tutto il meridione. In Puglia per esempio d’estate fanno all’opposto, c’è troppa roba in giro e il pubblico è troppo sparpagliato.
spesso usata male, sono i social network. Parlo per me che sono blogger e li trovo funzionali a ciò che voglio fare, senza sarebbe stato difficilissimo contattare voi come Fariselli, Finardi, Maroccolo e tutti gli altri artisti che ho avuto il piacere di conoscere… Negli anni ’90 questo era impensabile
Grazie, a dopo!
Paolo Saporiti s’è perfettamente integrato nel datato sodalizio artistico che lega Giorgio e Xabi mettendoci del suo. Belli i testi, le melodie e i giochi vocali. Ho ascoltato anche il suo disco omonimo del 2014 e credo che andrò più a fondo nella scoperta di questo cantautore. I Todo Modo sono una nuova band italiana che merita
attenzione. Ascoltateli e soprattutto andate a vederli live, SPACCANO!
Tutte le fotografie, tranne quella in cui ci sono io, sono state scattate da Emiliano Cocco.