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Afterhours

Quello che non c’è negli Afterhours

2 marzo 2016StorieStereorama
Stamattina, in convalescenza post influenzale, ho lavorato da casa. Mi è venuta in mente Quello che non c’è, la canzone degli Afterhours e ho pensato di mettere su il loro disco. 
L’album è stato colonna sonora del mio secondo anno di Università e ricordo bene un sabato del giugno 2003 quando, affacciata alla finestra della casa dello studente, ascoltavo proprio questo pezzo. Ero sola, tutti erano tornati a casa ma io no, dovevo prepararmi per un esame e preferii non perder tempo. Quella sera, completamente immersa in questo brano, mentre osservavo il traffico dall’alto del mio undicesimo piano, all’improvviso il cielo si riempì di lanterne cinesi. 
Mi commossi sino alle lacrime. 
Ricordo ancora quella leggera brezza serale, tipica delle giornate estive, i colori tersi e le cose, ognuna perfettamente collocata al suo posto. Stavo bene in quegli strascichi post adolescenziali e in quello che non c’è.
Salutai il giorno alla finestra.
Lo ricorderò per sempre anche se non è per sempre.
Il disco è uscito nel 2002 dopo la diserzione di Xabier Iriondo alla quale seguì l’arruolamento di Giorgio Ciccarelli. Come cambiano le cose.
Quello che non c’è è fortemente ispirato a un viaggio in India fatto da Manuel in compagnia dell’amico Emidio Clementi dei Massimo Volume. Le chitarre, con la ripetizione dei riff quasi ipnotica, sono meravigliose e pezzi come Bye bye bombay ne sono un chiaro esempio. Una forte introspezione rende l’esperienza un viaggio.
La sezione ritmica, con Viti al Basso, va dritta come un treno. Giorgio Prette, uno dei batteristi che ammiro di più, come al solito non ha sbagliato un colpo. Superlativo in Bunjee Jumping.
Il disco sembra creato con un’inedita formula magica che ha vestito la band di abiti nuovi.
Il racconto si presenta come un monologo allo specchio dove l’urgenza sfuma in meditazione.
Il violino di Dario Ciffo completa e intensifica questa esperienza.
Le parole, pericolose come lame, dolci come zucchero raggiungono l’apice in ogni pezzo ma è in Ritorno a casa che esplodono.
Nel ricordo nitido di un sogno.
.
La verità è che quello che c’è negli Afterhours non c’è da nessun’altra parte.
Tag: Afterhours, Giorgio Ciccarelli, Quello che non c'è, Xabier Iriondo
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